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La Centropadane che vuole assolutamente rifilare a Cremona un terzo ponte, contro il quale fa servizi sdegnati persino la TV della Svizzera italiana, , assurdo per collocazione e contro la salvaguardia di zone del Po tutelate dalle UE , si è finalmente accorta della protesta che il Vascello eleva da oltre due anni. Le pile del ponte autostradale sono soggette ad una grave corruzione che non è soltanto determinata dalle ultime piene del Po (e lo testimonia il nostro servizio dal quale riprendiamo le foto di dettaglio scattate sin dalla prima segnalazione). Finalmente si sta procedendo al riconsolidamento dei piloni di fondamenta, sopra e sotto il pelo dell'acqua. Meglio tardi che mai.
Foto dei lavori in corso di A. Leoni ©
Caro Direttore, la disturbo per una segnalazione, forse banale, ma che ritengo almeno utile. Transitando nel pomeriggio del 19 aprile sul percorso ciclabile che unisce la città alla frazione di San Felice ho notato che il viadotto autostradale della A21 presenta evidenti segni di un certo degrado. Non essendo un tecnico competente in materia non aggiungo altro. Le foto che allego sono state scattate nel punto in cui la ciclabile viene superata dal citato viadotto autostradale. Probabilmente sarà tutto "nella norma". Francesco Badalotti
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Anche i piloni del ponte sul Po presentano preoccupanti segni di degrado. Si vada a vedere. Un tecnico ha espresso preoccupazione. Dall'A21 nessuno ha battuto ciglio.
Via del Sale porta anche al bel Parco al Po con la sua pista ed è una delle realizzazioni di cui Cremona può andare soddisfatta. Ma eccoci alla vergogna. Una vergogna perchè le Colonie Padane disegnate dall'ingegner Gaudenzi sono alcune delle realizzazioni più pulite e più belle della prima metà del Novecento, come la sede storica della Baldesio (si vede che il fiume ispirava i nostri progettisti).Da spavento il degrado della costruzione (ed anche quello progressivo del parco a guardarci bene dentro) Diamo qualche esempio, ma a girarci dentro si prova un senso di ira e di sconforto nel medesimo tempo. Il problema è che bisogna avere qualche ideuzza e amore per il bello. I soldi non mancano, come constatiamo affrontando la raffica di progetti che ci vengono presentati in questi giorni e di cui, in gran parte, si potrebbe tranquillamente fare a meno. I soldi si trovano, ma non per le colonie padane, alle quali sono stati tolti approfittando di piene e quant'altro. Noi gridiamo per il salvataggio del complesso da anni. Presentando una foto dopo l'altra: finalmente è giunta un risposta. Il Comune chiede soccorso ai privati. Vedremo come va a finire. La proposta della Giunta Malvezzi/ Perri è caduta. Ecco la novità Arvedi.
L'imprenditore Giovanni Arvedi ha in mente di realizzare altri due Musei nella città di Cremona. Aveva già dimostrato interesse per le Colonie Padane, in grave stato di degrado, con la Giunta Perri. Ma la proposta era stata lasciata cadere. In questi giorni l'industriale metallurgico ha presentato un vero e proprio progetto alla giunta Galimberti, firmato dai suoi due architetti preferiti, Palù e Bianchi, quelli che hanno messo mano anche alla realizzazione del museo del Violino nel Palazzo dell'arte.
Il nuovo progetto, se le nostre informazioni sono precise, prevederebbe la realizzazione di due Musei. Al piano superiore, ora parzialmente occupato dal Coloniale, verrebbe trasferito ed ampliato il Museo del pesce fluviale attuale a Motta Baluffi. Al piano terra, il progetto di Palù e Bianchi prevederebbe la realizzazione di un Museo delle imbarcazioni che attualmente e nel passato hanno solcato il Po. Sarà interessante vedere come i due architetti hanno superato il problema delle piene del fiume che invadono il piano terra delle Colonia Padane.
Va ricordato che il progetto originario delle ex Colonie Roberto Farinacci, da molti giudicato un bellissimo esempio di architettura fascista, è dovuto all'ingegnere Carlo Guadenzi, che interpretò n egli anni 1936-38 l'euforia del tempo per la conquista del Nastro Azzurro nella traversata dell'Oceano Atlantico del piroscafo Rex, considerato un vero emblema della tecnologia superiore del Regime.
Massimo Terzi dà questo giudizio di due costruzioni sul Po." Di livello molto superiore (rispetto ad alcune realizzazioni fasciste in centro città - ndr), anche se interpretano in modo discutibile l'ambiente fluviale, mi sembrano le architetture delle Colonie Padane e della Baldesio. Libere dai vincoli che imponeva il reticolo urbano e da alcuni schemi formali precostituiti, sono dal punto di vista compositivo fra le architetture più interessanti del periodo e quelle che più facilmente si prestano ad una valorizzazione ed una destinazione, che già di fatto svolgono per il tempo libero. Esempio interessante di costruzione «marinaresca e piroscafo» con ponti ed oblò, emblematicamente aderente alla destinazione d'uso la prima, architettura agile e dinamica caratterizzata da un plastico movimento di massa la seconda". Il confronto per Palù e Bianchi non è certamente da poco. Ma la notizia di un recupero della costruzione è senza dubbio positiva, specie se sarà conservata la impronta di Carlo Gaudenzi che - ricorda in SIUSA Teresa Fraboli - negli anni Trenta, influenzato dalle forme razionaliste e futuriste, è impegnato nella edificazione di numerose colonie elioterapiche: alla colonia di Forte dei Marmi per i figli degli operai dell'industria, positivamente ricordata da Giuseppe Pagano su "Casabella" (1935), seguono le colonie di Palazzo Pignano, Castelleone, Rivarolo del Re, Vescovato e Cremona (dal 1936 al 1938).
Per il testo di Massimo Terzi, cliccare qui.
Quando la Katoen ha proposto la installazione dei suoi magazzini di stoccaggio nel porto di Cremona ha preteso la completa bonifica dell'area. In tutta fretta e con risorse pubbliche, l'azienda del Porto di Cremona e Mantova (allora aveva questa denominazione) ha risposto alla richiesta del colosso belga della plastica di base.
E' così sorta la imponente collina che si vede nelle fotografia, con inerti che sono finiti in una DISCARICA CONTROLLATA DI SECONDA CATEGORIA TIPO A E DI PRIMA CATEGORIA NON SOGGETTA A VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE AI SENSI DELLA L.R. 10/99 (questa la definizione ufficiale).
Per questo tipo di rifiuti ritenuti non pericolosi, tuttavia è necessario, tra l'altro, osservare una serie di modalità e cautele in particolare per quanto riguarda la tutela delle acque di falda, occorre evitare lo sgrondo delle acque meteoriche ed il sollevamento di polveri, misurare gli effetti dell'attività sull'ambiente esterno, si deve avere la capacità tecnico economica, sia per attrezzature sia per personale, ai fini del regolare esercizio e dei controlli successivi.
Il programma di controllo deve garantire che: a) tutte le sezioni impiantistiche assolvano alle funzioni per le quali sono progettate in tutte le condizioni operative previste , b) vengano adottati tutti gli accorgimenti per ridurre i rischi per l'ambiente ed i disagi per la popolazione; c) venga assicurato un tempestivo intervento in caso di imprevisti; d) venga garantito l'addestramento costante del personale impiegato nella gestione; e) venga garantito l'accesso ai principali dati di funzionamento nonché ai risultati delle campagne di monitoraggio. L’esecuzione del programma deve essere eseguita da parte di personale qualificato ed indipendente.
Alla luce di queste disposizioni molti guardano con diffidenza a questa discarica , anche perchè hanno letto che l'inquinamento delle falde principalmente dovuto all'attività della Tamoil è stato in qualche relazione definito pure dipendente da situazioni a monte della raffineria. Possiamo guardare all'imponente discarica nel Porto senza preoccupazione? Sono osservate tutte le disposizioni? La discarica è chiusa, ma viene mantenuto un costante controllo soprattutto per quanto riguarda la infiltrazione di acque meteoriche? Una risposta a tutte queste domande a noi pare necessaria. E speriamo sia tranquillizzante... Ma per ora vige il dilenzio assoluto in materia.
...Ne dalla Amministrazione Provinciale, ne dall'ARPA alcuna precisazione. Ne tranquillizzante, ne informativa, ne allarmante. Silenzio assoluto. Proprio come avvenne nel 2003 quano solo Il Vascello pubblicò le tabelle ufficiali dell'agenzia europea sull'autodenuncia dell'inquinamento Tamoil. Anche allora silenzio assoluto. Di conseguenza, informammo direttamente e personalmente l'amministrazione comunale e quella provinciale. E qualcuno oggi continua a sostenere che a quella data non ne sapeva nulla.
Tornando alla discarica nel Porto realizzata con i soldi dei cittadini cremonesi, resta come unica indicazione il piano della Provincia (amministrazione Torchio) che parla di "risanamento" dell'area, e di ricollocazione del materiale stoccato di fianco al centro La Dogana, a conferma che qualche preoccupazione deve esserci,
Ecco cosa si affermava nel piano provinciale: "All'interno dell'area portuale in fregio all'area della Tamoil è collocata una discarica di rifiuti speciali/inerti che occupano un'area di circa 70mila metri quadrati per un'altezza media di circa 5 metri. Tale area in fase di post chiusura potrebbe essere utilmente utilizzata con insediamento di aziende di carattere produttivo. Il risanamento di detta area è realizzabile attraverso lo spostamento di acqua lungo il canale navigabile e il conseguente collocamento dei materiali in una discarica di recente autorizzazione". Dopo di che, nei fatti, più nulla.